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Tutto molto bello. Tutto molto Figo


##Una semisatira, ma neanche troppo, su politiche culturali, valori, integrazione e mondialismo##

Il tempo è galantuomo, galantuomissimo. Avevo da togliermi un bel po' di sassetti nella scarpa nei confronti dell'università italiana in genere e, in particolare, nei confronti della 'mia' Università di Pisa ('mia', si fa per dire, dovendo necessariamente aggiungere un aggettivo del genere...). Potete quindi immaginare con quale animo ho appreso del video di Bello Figo, anzi Bello FiGo, come si descrive il "caro" (anche qui il termine è usato in modo antifrastico) perdigiorno privo di talento, al secolo Paul Yeboah, sedicente artista e cantante. Devo confessare che provo ogni sentimento tranne 
la rabbia o il benché minimo sdegno nei confronti di Bello FiGo e di tutti coloro che, nessuno escluso, lo hanno coadiuvato in tale impresa: girare lo sconcio e squallido videoclip musicale "Trombo a facoltà" nell'Aula 4 del Dipartimento di Economia pisano.

Devo essere riconoscente ai coinvolti, loro malgrado, poiché costoro mi consentono di sviscerare presso i miei lettori i frutti della lungimiranza e accortezza di chi purtroppo dirige da decenni l'ente pisano, ma anche più in generale gli esiti di una politica d'Ateneo pesantemente ideologizzata che si trascina ininterrotta dagli anni '60. Ideologia che gli si sta naturaliter ritorcendo contro. Quindi posso prendermi ancora gioco dell'ipocrisia del radicalismo chic che ha sempre ispirato, animato, permeato la vita e le scelte culturali della città sotto la Torre pendente. Oltre alla società che compie simili scelte di valore sul Web. Son grato anche perché la notizia mi permette di far notare quanto siano ripugnanti anche le scelte del giornalismo locale, nella fattispecie il quotidiano "Il Tirreno" che fornisce non solo i necessari e prevedibili dettagli del fatto, ma pubblica anche nomi e cognomi del regista e delle interpreti femminili del miserabile video, completi di provenienza. Il che mi dà modo di distinguere felicemente **di che razza siano certi uomini e di che razza certi altri**.

Ma partiamo con ordine.

Su Bello FiGo il meno che si possa dire è che è un tipo di colore intento a denigrare le donne bianche con un video indubitabilmente razzista, sessista e degradante la donna-bianca-in-quanto-donna-bianca (e non solo in quanto donna). Bello FiGo, o perlomeno il personaggio che lui porta in scena, lo fa trattandola apertamente, sia chiaro a tutti, come un capo di bestiame sessuale. Francamente, tuttavia, ritengo Bello FiGo - come *chiunque* altro - libero di pensarla come crede sulle femmine indoeuropee in genere e sulle studentesse dell'Ateneo pisano in particolare. O sulla loro rappresentazione e rappresentanza artistica. Posso impedire a qualsiasi uomo di credersi un razzista o dominatore? No. Posso chiedergli di non nutrire fantasie di dominio sessuale su adulte appartenenti a un'altra etnia, razza, cultura? No. Fossero delle bambine o bambini, sarei di diverso avviso. Trattandosi di individui adulti, francamente, la cosa mi turba assai poco.

 

D'altro canto: perché aspettarsi da uno come lui un comportamento positivo, benevolo o rispettoso dei diritti femminili o del popolo che lo ospita? Lui non fa che mettere in scena la sua attitudine tribale e la sua visione del mondo, il *Begriff* che egli ha dell'universo. L'ideologia con cui egli vive la relazione con altre razze e culture. Ogni popolo, del resto, nella storia si è sempre considerato "il" popolo eletto. Non uso per caso questa espressione! Ricorda qualcuno? Bene, lo deve fare. 
In genere comunque la terminologia tribale e tradizionale di ogni cultura umana ci dimostra - e ogni antropologo onesto potrebbe confermarlo -  che ogni cultura considera se stessa il modello antropico per eccellenza. I "veri uomini", gli "uomini", contrapposti a copie più o meno malriuscite e più o meno degradate dell'archetipo. È solo la nostra sciagurata epoca che ha fatto - limitatamente all'Occidente, sia chiaro, e Bello FiGo come milioni di immigrati e stranieri ce lo dimostrano ogni giorno e ne sono quotidianamente consapevoli - una innaturale, malata, inversione di marcia, propagandando l'autorazzismo e l'autodenigrazione oltre a un malsano e paranoide senso di colpa eterno. Io per primo non ce l'ho quindi con il  trapper ghanese per aver creduto e credere di essere il modello di perfezione che si fotte le vacche di razze inferiori, dimostrando quanto è cazzuto e insieme bisognoso di un cazzo di scorta... Ognuno porta l'acqua al suo mulino, signori miei, o la fica al suo cazzo. E ci metto in metafora anche ogni versione LGBT non binary possibile inclusa, così non deludo nessuno!!! 

Io ce l'ho, e vorrei che il concetto fosse limpido, con chi gli permette di farlo qui, e qui si presta a questa rappresentazione del reale, per giunta appartenendo a un'altra razza, etnia, o cultura (con una chiara eccezione, a seguire) proprio mentre pretende di fare la morale ai suoi compatrioti sulla giustizia sociale e sessuale!!! Se non amo certamente il mio nemico, e lo combatto quando mi attacca, sicuramente io odio senza tregua o pietà alcuna il traditore. Sul banco degli imputati mi pregio quindi di collocare non Bello FiGo, bensì innanzi tutto e in primo luogo lo stesso radicalismo chic che *non* sta imbastendo crociate sulla stampa per difendere stavolta l'onore della donna come donna, se proprio non se la sente di difendere l'onore delle "donne bianche" dal culo sfatto, come dice il trapper stesso nel suo clip razzista. Io denuncio, smerdo e sbugiardo l'ipocrisia di femministe, antirazzisti, antifascisti e egualitari e di chiunque si sarebbe strappato i capelli e avrebbe chiamato a raccolta la società civile dal Presidente della Repubblica all'ultimo usciere di garitta, se a fare lo stesso video fosse stato un qualunque (altro) cazzone bianco, magari con delle "negre" da fottere come vacche sul letto. Perché non ditemi che non sarebbe successo ben altro bordellone a mezzo stampa e politica, se al posto di un suprematista nero in questo stesso videoclip lasciato tal quale, senza mutare un solo altro merdoso fotogramma, ci fosse stato un suprematista bianco; non so neppure se ci sarebbe stata l'apocalisse nel caso di un razzista giallo, o ocra, o verdolino, o rettiliano.  Ma dubito. Dubito con certezza, permettetemi l'ossimoro. Ma i bianchi, uh, i bianchi: mica possono prendersele le libertà del nero Bello e Figo. Certo, so bene che il nostro, privo del minimo dono artistico, non vedrebbe forse l'ora di trovare dozzine di nazisti dell'Illinois e incappucciati del Klan con corda e sapone sotto la sua finestra. Lui vuole lo scontro. Altrimenti non farebbe i video che fa. Chiaro, no? Ma non sarò certo io a dargli la soddisfazione e l'odio che spera di suscitare e scatenare. Lui per me è un "nuddu mescatu cu' niente". **Io sono di altra razza e non me ne curo.** L'odio non lo spreco neanche per un nemico, figurarsi per i Bello Figo del caso e di tal caratura...

Il problema non è lui. Lui, Bello FiGo agisce per sollevare la merda che lo fa sentire a suo agio. Lui spera di cavalcare odio e sterco per aumentare la sola cosa che conti: la visibilità, quindi il danaro. Anche qui egli appartiene alla "sola razza umana" possibile (o quella che vogliono appunto venderci come possibile), quella dell'*homo mercator* che si vende e si svende a seconda delle possibilità. Perché è esattamente il mondo mercatista, mercantilista e liberale, nonché "democratico", che desidera l'avvento di questa nuova (non)razza dominante e che lavora scientemente con metodo per annientare certe razze piuttosto che altre, specialmente quelle che hanno ancora cara la propria identità naturale. Un mondo che piace anche alle nostre Università. Si cerca di realizzare l'uomo consumatore, apolide, sradicato e derazzializzato, che insieme è produttore di stronzate e non vive che per il mercato. L'uomo senza onore e senza dignità che dà a tutto un prezzo e che crede si possa comprare e vendere ogni cosa. Le democrazie, i mercati, la politica, i media e l'economia occidentali e liberali continueranno a aborrire il razzismo degli uni e benedire il razzismo degli altri fintanto che questa polarità genererà visibilità, baruffa, scazzi e visualizzazioni utili al profitto. O al predominio culturale e sociale dei soliti furbi. D'altro canto, vorrei qui ringraziare pubblicamente Bello FiGo almeno per aver dimostrato, indubitabili numeri alla mano, che il modello gradito e vincente, il modello apprezzato da (quasi)tutti, non è quello dell'immigrato buono, pacifico, amichevole e sgobbone, ma il modello vincente del cazzaro sessuomane perdigiorno e discriminatorio con le vaccone culone donne bianche. O perlomeno la rappresentazione che se ne dà. Altrimenti sul web e in giro nessuno se lo cagherebbe manco di striscio e vedremmo invece video di normali fruttaroli cingalesi che commerciano manghi, magari nelle stesse aule di Economia&Commercio, chi lo sa? Se a fare il minchione chiavabianche e non il fruttarolo cingalese si collezionano, cito adesso che scrivo, alle ore 22:44 del 12 dicembre 31mila visualizzazioni in sole 8 ore, una ragione pure ci sarà. E ci sarà pure una ragione se degli italiani come me e come la maggior parte dei miei lettori gli hanno aperto spontaneamente le porte di quelle aule. Faccio notare tutto ciò proprio chiamando in causa i bianchi o i "diversamente neri" che si stanno godendo lo squallido clip, mica solo i fratelli africani che fanno la ola quando il loro maschio alfa infila le bianche culone sottomesse... Non credo che quei 30mila siano solo fratelli immigrati che si godono le performances del nostro. Almeno che si veda la realtà per quella che è. 

Aggiungo, e qui passiamo ai media, alle major e al  giornalismo, che nessuno ha ancora tolto di mezzo il video, né Google, né Zuckerberg, né le commissioni per l'antisemitismo, né Papafresco©, né la censura, nessuno. Certo, se il video lo avesse girato un qualsiasi Paolo Sizzi... Voi capite, il canale spariva da YouTube a cazzo appena barzotto, come già il canale di Kristian Vikernes, aka Burzum. Torno a dire: non è stato un bianco a aver avuto l'idea, altrimenti leggevamo la storia su ogni fogliaccio e ci avrebbero demolito i cabbasisi a oltranza con la censura e gli allarmi e i minuti di silenzio. Ricordate i lanciatori di uova sulle atlete di colore? Ora regna un modesto silenzio di uguale squallidissima natura. 

Quindi tutti contenti? No. Proprio tutti, no.

I giornali e i giornalisti
Qualcuno in effetti i piedini dolci se li è sentiti pestare. Come in tutte le belle favole, c'è sempre la maga non invitata alla festa... Ossia l'UniPi. Che si è sentita lesa nella sua indiscutibile onorabilità. E ha mandato come sempre in prima linea il coraggioso giornalismo locale, che gronda perle di verità ex-necesse e garantisce un'informazione onesta, equilibrata, rispettosa dell'autonomia di giudizio e pensiero del lettore, oltre che dell'onorabilità, serenità e incolumità dei terzi nominati in cronaca. Con la certezza di fare debita ammenda qualora il clamore sollevato dai servizi rovini la vita a persone incolpevoli. I nostri giornalisti, ovviamente solidali con la Lesa universi(maes)tà, segnatamente i giornalisti de "Il Tirreno", han dovuto stigmatizzare il fatto. Come da comanda, più realisti del re, hanno spiegato come BelloFigo e gli studenti abbiano attentato all'immacolata dignità dell'Ateneo. Anzi abbiano tradito la loro Alma mater. E lo hanno fatto con così tanto e tale zelo da scrivere nome e cognome del regista, del fotografo di scena, della troupe e delle attrici reclutate per recitare la parte nel mercato vaccino, mettendoci anche il luogo di provenienza di ciascuno. Mancavano solo i cellulari e l'indirizzo di casa di costoro! Non si era mai visto tanto attaccamento al reale, tranne che nel caso dei soliti mostri nazifascisti pronti a distruggere la Repubblica. Oltretutto questo zelo si è dispiegato nel caso di meri attori e interpreti, che quindi non sono responsabili direttamente del messaggio veicolato dal regista. Come normalmente nessuno attacca un attore per aver recitato la parte del più lurido e mostruoso pedofilo, nessuno fa storie a un attore che vesta la divisa delle SS in un prodotto di intrattenimento conforme alla morale occidentale. Certo, qualche problema lo hanno gli interpreti dei filmati sospettati di pensiero non conforme; ma di solito si tratta male e si mette in prima pagina quasi sempre solo chi ha raccontato la storia, o il regista o l'autore di un'opera o testo sgradito, non certo la comparsa pagata per fare la parte che fa. Stavolta no. I bravi e solerti giornalisti del Tirreno ci han tenuto a mettere la faccia di tutti. Tranne guarda caso, che personcine delicate e discrete quando vogliono, di chi quel video lo ha segnalato al Direttore del Dipartimento di Economia e Management dell'Unipi: un'anonima dottoranda. Di lei neanche le iniziali puntate. Ma pensa! La delazione, come nella Venezia di Shakespeare, gode di protezioni alte.

 

Qui ci preme osservare che a mettere quei nomi e cognomi forse i giornalisti hanno anche esposto queste persone alla ipotetica ritorsione di eventuali nazisti dell'Illinois o Klansmen del basso Valdarno o comunque facinorosi social. Oltre che alle rappresaglie di chi abia a che fare con loro umanamente e professionalmente in futuro. È in effetti più facile dar noia a questi umili lavoranti dello spettacolo che andare a cercare Bello FiGo, il quale oltretutto non aspetta altro! I giornalisti dovrebbero saperlo e dovrebbero avere a cuore la sicurezza di persone che in fondo non hanno alcuna seria responsabilità, essendo semplicemente pagate per una prestazione professionale su commissione. Ecco l'eccezione all'accusa di collaborazionismo alle minchiate di Bello FiGo. Voglio dire, questi  sono semplici lavoranti, manovali dello spettacolo: prendetevela col "mandante", no? Inguaiate BelloFigo se l'UniPi ci tiene così tanto.
I media, i giornali, che virtuoso esempio. Vi mostrerei il pezzo in calce completo su richiesta. Ma comunque ho sbianchettato i nomi. Io, a differenza dei giornalisti del Tirreno, **appartengo a un'altra razza** e non me la prendo con delle lavoranti del settore spettacoli (ancorché spettacoli obiettivamente squallidi e privi di valore artistico), né voglio rilanciare i loro nomi in pubblico. Neanche a un solo isolato e ipotetico giustiziere bianco; perché a me, a differenza forse che dei giornalisti, non piacciono i poveri cristi nei guai. E se ti presti a fare un video così con Bello FiGo, per me, sei davvero un povero Cristo affamato di visibilità e fama, disposto proprio a ogni cosa. Anche la più triste e degradante. Personalmente fossi stato una delle ragazze avrei risposto al trapper in cerca di una donna nuda da umiliare e mettere a pecora, sia pure nella finzione filmica, di rivolgersi a mamma; ma le scelte son scelte personali e queste signorine dovranno pure far quadrare i conti.

E veniamo all'UniPi...
Dopo anni di promozione indefessa della contaminazione culturale, dell'immigrazione incontrollata e sfrenata, del multiculturalismo e della liberazione sessuale, dell'antibigottismo, dell'antireligiosità, dell'antiborghesismo, dell'antiperbenismo, dell'antirazzismo e antifascismo, dell'irriverenza e dei Collettivi-che-fanno-il-cazzo-che-gli-pare, **tutto avrei pensato tranne che l'intellighentsjia dell'Ateneo si addolorasse per un video in cui un immigrato, perfettamente integrato nei valori di mercato e di gran successo se la spassa, con 31mila spettatori di ogni felice razza in una comunione di intenti e desideri.** Oltretutto in ispirito goliardico. Davvero, io trasecolo. Non era forse questa apertura totale la migliore testimonianza delle società aperte e multirazziali caldeggiate dai pezzi grossi delle nostre Università e segnatamente di quella pisana, che così tanto si è battuta e si batte per sembrare ferma al magico '68? D'altro canto non è quello che l'UniPi ha sempre promosso e sostenuto: frontiere aperte, aule aperte, confini aperti, muri abbattuti?

 

Ecco ora il muro lo avete tirato giù, avete abbattuto le porte Scee, è arrivato il colonizzatore/coglionizzatore dall'Africa. Siete serviti! Perché proprio adesso tante lagne?!? 

Qui devo dire che ricompare puntualissimo un riflesso pavloviano tipico del benpensante nazionale: "L'immigrato è simpatico finché si comporta secondo suo costume in casa altrui, o sotto la casa dell'avversario politico o in casa dei poveri diavoli". Quando inizia a farlo a casa tua, o nelle **tue aule** portando i suoi bellissimi valori  tribali e mascolini, con tanto di sessismo da carnazza, la cosa dà fastidio. Come quando - cronaca vera - gli immigrati hanno occupato dei locali autogestiti di un collettivo, costringendo gli illuminati mondialisti a chiamare quelli che irridevano da sempre quali "birri" per riportare l'ordine e sgomberare le stanze. Acab, acab, acab, però quando si tratta del mio cortile di casa io agli acab una telefonata la faccio. I Nimb dell'antirazzismo. Ripeto: finché è un problema degli altri, l'immigrazione e la pulsione a possedere le donne altrui sono arricchimenti culturali, quando però si tocca il proprio giardinetto, la musica, tornando a bomba, cambia e deve cambiare: che razza di mondialisti, questi organi universitari! E che razza di giornalisti, questi giornalisti.

Concludo, mi sarei aspettato qualcosa di coerente, almeno a sentire cosa proclamavano in merito al Bene e al Buono.
Ma mi consolo. 
Certo, ho dovuto attendere un ventennio dalla mia Laurea per vedere il risultato, ma ne è valsa la pena. 

Tutto molto bello. Tutto molto figo.