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La buona Battaglia

Si combatte di nuovo. In modo diverso. Finito il tempo della denuncia e dell'analisi, si passa all'azione per la realizzazione di un nuovo modo di essere, esistere, operare e vivere. Anzi Vivere con la V maiuscola, lancia scagliata al suolo dagli déi. Fulmine vivificatore e vendicatore sull'inerzia e la bassezza della morale da schiavi. La buona battaglia per ciò che è superiore.

 

«Quello che compri ti rende schiavo» recita un personaggio di un grande film. Se non è stato vero per ogni circostanza o epoca, lo è certamente per questa, in questo mondo occidentale europeo e anglosassone, ma anche quello indo-sino-nipponico. Una civiltà in cui regna una squallida antropologia - rilanciando le parole di Matteo BRANDI:

 

«L'uomo del futuro per i neoliberisti: un ibrido solitario senza identità perennemente indebitato, vagabondo nel mondo, precario nel lavoro e negli affetti, privato di qualsiasi tutela o diritto sociale, ma liberissimo di sposarsi un albero.»

[@mat_brandi su TWITTER] 

 

Ecco che, di ritorno da un centro commerciale, dopo aver lasciato in un altro negozio quanto scelto, dato che non mi consentivano alternativa all'acquisto di un'offerta che non mi serviva, scatto una foto. L'uomo che lavora è acquirente e consumatore, preda e predatore insieme, allo scatto di una partenza che non conduce a nessun traguardo.

 

 

 

Noi siamo qui per fare altro.

E lo faremo, lo stiamo già facendo.

 

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