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Lettera (aperta) a Liliana Segre

Lunedì 6 dicembre 2021
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Spettabile Onorevole e Senatrice
Liliana SEGRE,
sono un cittadino italiano, di cui e nel cui nome secondo mandato Ella rappresenta in forma indiretta l’espressione della “sovranità”. Vengo subito al punto. Ho avuto notizia che un certo Antonello De Pierro avrebbe pubblicato sui social il seguente messaggio (allego immagine screenshot in allegato a questa lettera aperta):
“Da amministratore pubblico con 3 (sic!) cariche elettive avanzo una proposta. Dotiamo tutti i non vaccinati di un segno distintivo in modo da inibire loro ogni accesso alla vita sociale. Un marchio #novax. Ognuno di noi potrà tenere a distanza gli untori. #vaccino #nogreenpass #Covid19”
(cit. Antonello De Pierro)
La prego cortesemente di rileggere la citazione di cui sopra almeno tre volte. Con calma.
Le ricorda nulla?
Le fa venire in mente qualcosa? A me, pure come studioso e storico, soprattutto come storico, ricorda tanto un segno, magari vistoso, da cucire su una casacca o giacca. Ora io non voglio né rubarLe troppo tempo né disturbarla con ricordi o rappresentazioni che so benissimo essere dolorose e sgradevoli per una donna e una persona che ha vissuto ciò che ci dicono Ella abbia vissuto.
Voglio andare oltre la memoria del dolore e La voglio mettere al corrente di alcuni aspetti che ritengo essenziali.
La prego dal cuore di credermi quando dico che non posso certo chiederLe di riflettere, parlare e intervenire per altri o a nome di altri o al posto di altri; per altri qui intendo in primo luogo ma non esclusivamente tutte le Comunità e associazioni ebraiche con cui Ella è naturalmente a contatto. Né posso chiederLe di rispondermi per loro.
Ma di convincerla a cambiare pensiero, atteggiamento e magari parlare di nuovo a loro e con loro, in modo nuovo questo penso (e spero) sia possibile. Le parlo di un “modo nuovo”, cosa intendo dire?
Vede, quando mesi fa molte persone delle più varie estrazioni sociali hanno descritto le misure adottate dal Governo in merito a vaccini e lasciapassare vari come un piano inclinato verso un certo esito e come un crescente pericolo per le libertà fondamentali, Ella e le associazioni a Lei vicine avete reagito con rampogna e dispetto. Mi permetta di dire persino “stizza”, spero non sia una espressione impropria. Credo sia un fatto, ormai.
Allora me ne addolorai moltissimo, giacché non credevo che Ella e l’ebraismo italiano (almeno nelle forme ufficiali dell’associazionismo e delle cariche) poteste reagire così duramente verso delle persone che affermavano di essere o sentirsi vittime di crescente, eccessiva e a parer loro ingiustificata discriminazione. Al di là della fondatezza o no di siffatte impressioni presso tali persone, speravo e credevo che il passato avesse portato Ella e le associazioni ebraiche verso una empatia immediata e irrevocabile verso il dolore delle persone comuni e ogni provvedimento che dividesse un cittadino dall’altro. Persino se tale paura fosse stata (forse, chissà, magari) ingiustificata. Ciò in nome di quel terrore provato nel passato, vero e per niente frutto di immaginazione o errori di valutazione. Per chi è stato nella tempesta, anche un rumore che sa di tuono è un ritorno all’inferno.
Invece così – mi permetta di affermarlo - non è affatto stato. Da storico, ho pensato per analogia all’esempio dei Puritani che, fuggiti dalle persecuzioni e dalle torture dell’Inquisizione cattolica o anglicana, nel Nuovo Mondo, invece di vietarsi l’idea di rampognare, perseguitare o opprimere qualcuno, o anche di pretendere di essere i depositari del Vero considerando ogni eterodossia come opera del diavolo, hanno finito per essere i censori di altri gruppi, o addirittura a segregare, opprimere, e in certi frangenti persino torturare altri individui in nome della caccia alla stregoneria o per paura del male occulto o per mera superstizione. Forse solo i nonviolenti e perciò perseguitati Quaccheri sono riusciti, da vittime, a non voler far vittime altri uomini. Evidentemente, tolte alcune risicate eccezioni, l’essere stati vittime e essere scampati a una persecuzione non evita che gli uomini possano diventare ciechi e sordi al dolore altrui, o persino ingiusti, contrari, ostili, o addirittura persecutori di altri simili.
Comunque al di là delle analogie che mi sono venute in mente, la Sua reazione alle osservazioni dei critici su politica vaccinale e segregazione sanitaria è stata dura e di rampogna. Perlomeno. Mi creda altrettanto: a prescindere dalla Sua risposta ai problemi sollevati da coloro che non condividevano le misure del Governo, e dalla posizione delle Comunità Ebraiche, sapevo che ulteriori atteggiamenti censori, repressivi e persecutori non si sarebbero fermati neanche presso il resto della società.
 
Come storico, in scienza e coscienza, sapevo benissimo infatti che arrivare alle affermazioni di De Pierro e altri (fra cui un Governatore di Regione che ha detto “Per i novax rimane solo il Napalm”, dopo "il lanciafiamme" evocato in altra occasione) sarebbe stata solo questione di (pochissimo) tempo.
 
Chiaramente non intendo ascriverLe la paternità di simili ultime aberranti uscite. Lungi da me. Sono consapevole della differenza che passa tra disaccordo, critica, rimprovero, ostilità odio e l’abisso di cattiveria espresso dai soggetti in apertura e di cui sto ora parlando. Una gamma di reazioni simile non è una piuma.
Trovo tuttavia che Le sia mancata una cosa essenziale e tanto più preziosa: schierarsi all’inizio di questa brutta storia comunque a comprensione e difesa di chi si è sentito e si sente perseguitato. Per principio, per partito preso, per mera necessità. Per il solo fatto che qualcuno, chicchessia a qualsiasi titolo si sentisse perseguitato. Sic et simpliciter. Nulla più. E senza neanche questionare sulla fondatezza o no di tanto sentimento di persecuzione o dolore. Sarebbe bastata anche al limite un’affermazione del seguente tenore: “Non condividiamo le ragioni della vostra protesta, né la pensiamo come voi, ma comprendiamo le vostre paure e il timore di ogni forma di segregazione e vi assicuriamo che nessuno di voi sarà lasciato solo.”. A maggior ragione mi sarei aspettato questa reazione e non quella realmente accaduta, proprio per il ruolo altissimo che Ella ricopre.
Non è successo, ieri. Non c’è stato da parte Sua neanche un prudente silenzio.
Eppure a queste persone più di una voce autorevole nella politica, nel giornalismo e purtroppo anche in altri luoghi istituzionali, ha espresso l’augurio di essere segregati e distrutti. Di fatto oggi milioni di lavoratori sono persino minacciati di  non ricevere lo stipendio per una loro libera scelta.
Oggi, dopo le parole di De Pierro, sin troppo chiare e sin troppo allusive a certi metodi, Le chiedo, Onorevole Segre, che cosa succederà? E cosa domani?
 
Il fatto che De Pierro abbia parlato così senza preoccuparsi della reazione del prossimo è qualcosa che segna un cambiamento in tutta la questione.
Forse se la Sua posizione e quella delle associazioni a Lei vicine fosse stata ieri di ben altro segno, oggi altri si sarebbero trattenuti dal dire ciò che han detto. Non so. Immagino e suppongo. Forse dimostrare più empatia o almeno una silente osservazione dei fatti avrebbe avuto qualche effetto benefico sul futuro. Questo, sì, lo credo: il Suo sarebbe stato un autorevole peso in più a opporsi al rovesciamento delle tavole. Dimostrare una pietà più generosa del consueto avrebbe aiutato la realtà a non andare dove sta effettivamente andando.
Vede, per mestiere non pretendo di avere in tasca le soluzioni, ma provo a cercarle. Cercarle è il mio lavoro e la mia mansione. Sono un docente di scuola e risolvere problemi è il mio compito. A volte mi riesce bene, a volte mi riesce meno bene. A volte va male e non funziona. Ma ci provo.
Vorrei che ci provasse anche Lei. Ma non nel modo che potremmo immaginare, non nel modo più facile e più brutto. E qui oso suggerirLe ancora: non chiedo affatto che De Pierro per esempio sia punito o privato della carica o perseguitato per le parole pronunciate (parole che, sappia, trovo infami e indegne). L’istinto immediato, è vero, lo dico senza paura, è stato quello di immaginare “se lo meriterebbe”, ma da noi dovrebbe vigere la piena e vera libertà di espressione, anche quando quello che viene detto urta persino il nostro senso di giustizia e libertà. Le parole sono parole e i fatti fatti. Inoltre io sono anche un filosofo e sono obbligato a pensare, a andare oltre, a proporre idee migliori. Ho visto troppe persone perdere il lavoro per una opinione, non importa quanto discutibile. Si tratta di un orribile modus operandi a cui l’ultimo trentennio di politicamente corretto e di crociate ipocrite ci ha abituato. Un modo vecchio e sbagliato, come i roghi dei Puritani. Un metodo inaccettabile in un paese civile, figurarsi nella Repubblica nata nel 1948.
Non voglio ritorsione per alcuno. Voglio giustizia per tutti e voglio una soluzione migliore di quella di “farla pagare a qualcuno facendogli perdere il mestiere o il reddito o l’impiego”. Non importa quanto sia squallida l’enormità detta o proposta, finché si tratta di parole. O quanto sia criticabile una scelta terapeutica.
In conclusione mi piacerebbe avere da Lei in risposta alle parole di Del Pierro un impegno per l’abolizione del Green Pass Super o non Super, Verde, Giallo o di qualsiasi “razza”. Vorrei vedere l’abolizione di ogni discriminazione anche fosse basata su una scelta profilattica e terapeutica teoricamente ancora libera e non obbligatoria (tant’è che prevede un “consenso informato” da firmarsi). Mi piacerebbe rispondere alle proposte liberticide di Di Pierro e altri con più libertà, vera, più scelta e più empatia per chiunque. Vaccinato o non vaccinato. Mi piacerebbe che fosse cancellata anche con il Suo prezioso aiuto l’implementazione di misure oscene, ingiuste, lesive e liberticide perché offensive delle libertà costituzionalmente garantite. Il “modo nuovo” con cui vorrei vederLa impegnata e convinta. Punto. Proprio per evitare che la Storia faccia ormai il solo salto successivo possibile: passare dalle parole di De Pierro ai fatti desiderati da De Pierro o peggio.
Questo soltanto oso chiederLe come riflessione e azione immediata e diretta. La mia posizione sui vaccini non c’entra nulla, perché come filosofo e storico devo guardare innanzi tutto all’universale e generale, non al “particulare” delle mie libere convinzioni, libertà e scelte che reputo legittime per me e su di me, convinzioni che comunque possiedo, ho, e che reputo degne di tutela tanto quanto quelle altrui. Le ricordo in via accessoria che con le misure attuali lo Stato tutela e riconosce più libertà di scelta a uno stupratore di bambini e infanticida giudicato sotto pena definitiva, in carcere, che a un insegnante di scuola, impegnato a dare ai bambini la luce della conoscenza. Questa constatazione mi spinge a una serie di amarissime considerazioni e risoluzioni che per amor di brevità Le risparmio.
La ringrazio per il tempo dedicatomi. Le auguro ogni bene e ogni felicità.
Prof. Dott. Furio DETTI