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Traiettoria

Permettetemi una riflessione, sempre più spesso frutto di collegamenti apparentemente peregrini. Perché il compito di chi pensa e cerca di pensare bene – non pensare il bene, necessariamente (in special modo la versione bottegaia di “bene” che stanno spacciando da quasi un secolo in Occidente) -, è questo: collegare le cose che si incontrano, e conferire loro, se si ha successo, una sintesi fruttifera che coniughi lo spessore del vero all’affermazione del “mito”. Se si ha molto meno successo almeno ci si contenta di vedere e dire la verità, atto sempre pericoloso ma necessario.
Nessuna paura però, ma solo un immeritato orgoglio di poter scrivere qualcosa ricordando Ezra Pound, nato pochi giorni addietro e 135 anni fa.
Mi è successo non solo di trovare un libro che non avrei mai immaginato di leggere, in questa ricorrenza, andando a trovare un amico per un suo firmacopie, ma di leggere di straforo un altro volume, vedere della merce in libreria, merce che non dovrebbe esservi, fra l’altro, e di collegare questo a un’altra mercanzia in vendita a Lucca in questi giorni. Da tutte queste cose comprendere la traiettoria di molti fenomeni.
Enumeriamo: in primo luogo il seguente libro: Il volo di Pjatakov. La collaborazione tattica tra Trotskij e i nazisti. Di Daniele Burgio, Massimo Leoni, Roberto Sidoli, ed. Pgreco 2019.
Un volume neanche nuovo, ma di cui si è davvero parlato pochissimo. Il motivo è già chiaro dal sottotitolo.
Non posso esprimermi in dettaglio sul volume, ma in sintesi posso dire che esso porta a riconsiderare il santino Trotskij sotto una luce sinistra e furfantesca. Poco ci importa che, pare di desumere dal tono generale dell’esergo e della conclusione, gli autori festeggino da consumati stalinisti. Dato che i crimini del boia Stalin sono comprovati e risultano di gran lunga più odiosi e colossali rispetto agli atti del nazifascismo per magnitudo, scala e numero di vittime, perché scaturiti non già da una volontà di prevaricazione ma dalla pretesa di compiere giustizia e promuovere libertà, c’è poco da festeggiare. Er più pulito c’ha la rogna, si direbbe a Roma. Con gran ragione. Da storico confesso la mia totale ignoranza di queste tresche dell’ebreo Trotskij con Hitler. Mentre ci è stato detto ormai quasi tutto del patto Stalin-Hitler pre scoppio guerra nel1939.
In secondo luogo vedere della merce targata “La Casa di Carta” in Libreria mi fa comprendere che la cultura ormai è preda della confusione più bieca, e che si potrebbero impunemente vendere ciabatte con la foto dei tronisti sopra insieme al De Rerum Natura di Lucrezio. In questo la natura pervasiva, gassosa, atmosferica del capitalismo consumista mostra come sua precipua caratteristica la natura di insozzatore. Nel Medioevo dai predicatori e dagli eremiti il denaro era chiamato stercum Diaboli, ciò in ragione di un fatto molto elementare a pensarci bene: costoro erano uomini che non solo sperimentavano la fragilità della vita e della civilizzazione (si pensi anche solo a tutto ciò che nell’immaginario e nel modus cogitandi lasciano la consapevolezza della selva e del villaggio come mondi antitetici ela precarietà della sussistenza agroalimentare),ma leggevano correttamente la traiettoria dell’economia di moneta e accumulo usurario contro quel foglio ancora bianco che era la Civiltà europea fino al Rinascimento. Era proprio il contrasto del nuovo dio denaro contro un universo ancora naturalmente acapitalista e non capitalizzato a rendere ben visibili, ben leggibili,lo sviluppo e le conseguenze del fenomeno. Si sa invece che l’acqua è invisibile al pesce. Noi uomini del secondo ventennio del terzo millennio siamo così immersi nel mondo del capitale e del consumo da non poterlo più distinguere dal resto delle nostre esistenze. Poiché di tutto può farsi – e si fa -, mercato è ovvio che non solo la Casa di Carta merita un posto sullo scaffale accanto a Dante, ma che – qui veniamo al terzo fatto da collegarsi -, che la canzone “Bella Ciao” finisca su una felpa da nerd venduta in un negozio di chincaglieria lucchese sovrapposta ai personaggi e alla maschera iconica di sempre la Casa di Carta.
Ecco che qui ci pare di leggere un’altra traiettoria, completata dall’ultimo tassello del puzzle di oggi. Un libro, colto e scorso al volo nella medesima libreria che, volendo trattare di propaganda e web, specialmente intese quali minacce alla “democrazia”, metteva in guardia il lettore contro i neonazisti reclutatori di adolescenti arrabbiati e dediti a pratiche videoludiche.
Ora, senza nulla togliere all’eventualità puramente statistica secondo cui ogni bandiera, ogni causa, ogni crociata recluti la sua marginalissima quota di casi umani fra frustrati e svitati di scarsa caratura e rilevanza, il meno che si potrebbe dire è che il gran numero di adolescenti che abbraccino le ideologie antitetiche al comunismo e al marxismo se le abbraccia lo fa semmai perché da 90 anni a questa parte tali ideali sono stati sistematicamente traditi da coloro che dovevano portarli cuciti sul cuore, a partire da Trotskij. E se persino lui si è smerdato, figuratevi la tenuta di tutti quei compagni duri e puri che popolavano le piazze del ‘68 e dei ‘70 e poi si sono ammanicati con il neoliberismo più lurido e sudicio in una tale pletora di finzioni, menzogne, tradimenti, pantomime e carognate che veramente non c’è gioco con i neonazi dello sparatutto. Perché se c’è qualcuno che è finito realmente parlando di prassi a quattro zampe a succhiare il cazzo al capitale liquido e onnicomprensivo e onnilordante questo è stato proprio il Marxismo con la sua pletora di promesse da marinaio. Così come le mancate promesse delle democrazie liberali.
E qui vengo al punto.
Anche ammettendo che ci sia lo stesso pessimo scenario umano nella controparte, perlomeno i simboli, le canzoni, i rituali, l’armamentario culturale degli oppositori, demonizzato a dovere, cancellato, rimosso, ostracizzato, perseguito e perseguitato dalle democrazie di mercato a cui il Marxismo si è venduto, è stato in parte sia pure ridottissima sottratto da queste stesse persone a tale deriva e traiettoria. Anche per esso il capitalismo ha tentato la strada dell’omologazione/assorbimento ma l’ostracismo fanatico di cui tale immaginario è fatto oggetto ha almeno leggermente ridotto la sua trasformazione in vuoto feticcio intercambiabile. La sua demonizzazione lo ha almeno marginalmente relegato ai territori del sacer ac terribilis sottraendolo almeno per qualche fortunata briciola all’avvilente traiettoria della cultura di sinistra. La traiettoria è appena differente, certo: di pochissimo; ma è un pochissimo che ci dà speranza. Approfittiamone nel giorno che vide nascere un genio e poeta come Pound.