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Il pesce nella stessa boccia

Detto dagli altri.

 

I Cobas suonano il (parziale) Controordine.

Una lettura dell'editoriale di Nino De Cristofaro, "La Scuola specchio della Società", in "Cobas" n.7 settembre/ottobre 2019

 

Sentire, o meglio leggere, i Cobas dare ragione, almeno su alcuni punti, ai "fascisti", cioé a quelli che loro hanno per decenni chiamato fascisti, non può che rincuorarmi. Dà gioia. Grazie quindi per questa iniezione di sano ottimismo all'inizio della bolgia che sarà l'a.s. 2019 2020. Nella fattispecie De Cristofaro scrive:

 

«In sostanza, si sta progressivamente affermando la scuola dei "progetti", nella quale c'è sempre minore attenzione per la didattica **e ogni occasione è buona per non fare lezione**» e utilizzano pure i vecchi gentiliani fascistissimi, questi sì, e senza virgolette, termini: "fare lezione". Mica la classe capovolta, la scuola-senza-zaino, la didattica cooperativa (anche se poi, pentitosi dei suoi impulsi, Cristofaro la ripesca...). E sono anche d'accordo sul fatto che questa scuola "non investe sulla crescita dello spirito critico" (spirito, altro lemma "fascistissimo" e ancor prima idealista), perché è così. Ma la scuola dell'obbligo non è nata per questo, e neanche la scuola gentiliana. La scuola è nata per formare operai e soldati, anche oggi, che di operai si parla sempre meno e di soldati neanche un po' - imperando la neolingua del pacifismo assoluto. Ma la sostanza non è cambiata: la scuola non forma una èlite di pensatori e cittadini, ma una massa di esecutori e poi consumatori/acquirenti. Questa è la natura della società quale è stata disegnata dalla Rivoluzione industriale e liberale in poi. Di questo né i Cobas né Cristofaro hanno alcuna colpa, ci mancherebbe e siamo in ciò solidali con loro. Ma la loro colpa è quella di essersene accorti troppo tardi rispetto a chi riteneva l'educazione dovere delle classi superiori (da Platone in poi, fino al '68) in pieno spirito aristocratico e classista.

 

Altro punto interessante è che Cristofaro tira in ballo il caso della Professoressa licenziata, la Lavinia Cassaro, quella del "Poliziotti dovete morire!" - tirando in mezzo e stavolta pure giustamente Salvini. Cassaro fa notare che l'ex-Ministro dell'Interno può dire "raderemo al suolo la casa della fottutissima zingara" e nessuno si muove, ma per la docente "pubblica ufficiale" Cassaro i giudici si son mossi e grazie a loro è scattata la più dura punizione possibile: essere messa alla porta, per giunta a causa di una sua azione al di fuori del mestiere e dell'orario di servizio. Per quanto minacciare una demolizione e dare della "zingara"[1] non sia grave come una minaccia di morte... anche qui vi stupirete: siamo comunque assolutamente d'accordo con Cristofaro: è stato messo sotto scrutinio e poi castigo solo il pesce piccolo. Al di là delle sfumature inerenti la gravità delle affermazioni, che contano per gli amici ma non per i nemici, come Cristofaro dimostra. Accusare solo i pesci piccoli è la natura del potere, quale disegnato anche sotto il dominio della democrazia liberale, che di liberale e democratico non ha secondo noi un beato accidente. Interessante notare che Cristofaro mette sotto accusa il principio della continuità fra professione e vita privata, cose che secondo noi vanno assolutamente separate in un'ottica realmente se non libertaria di certo aristocratica; ma poi appunto - dovendo salvare l'ideologia totalitaria dell'educatore di sinistra, compagno fra i banchi e militante anche nella vita, -  Cristofaro finisce per non dare risposta e tornare a invocare quella unità d'intenti che un insegnnate dovrebbe nutrire sempre. Le stesse ragioni per cui Cristofaro pur criticando la modalità di esecuzione non riesce a dire un chiaro e lapidario "no" all'alternanza scuola-lavoro. Perché? Semplicemente perché nuota come un pesce nella stessa boccia dell'ideologia di lavoro/consumo socialista e comunista che è interna all'ideologia liberale-industriale di cui è solo la figlia contestataria, ma ha lo stesso sangue in corpo. Cristofaro non può concepire un'educazione dell'Uomo che contempli come nella morale aristocratica antica il disprezzo del lavoro. Non gli riesce e non può.

 

Dovendo quindi alla fin fine lamentarsi, ma tenersi stretta quella scuola di origine liberale e ottocentesca in versione globalizzata e accelerata nel 2019.

 

 

Note

1.  La partecipazione di un Ministro a un comizio di parte e di partito è da considerarsi "servizio pubblico" o no, secondo noi no, ma dovremmo anche qui separare i ruoli creando forse un paradosso (!!!) Perché nel nostro ordinamento i Ministri esercitano esattamente il mandato più "politico" della politica istituzionale, essendo membri del Governo.

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